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OLTREPO‘ PAVESE: MILLENNI DI TRADIZIONE VITIVINICOLA TRA STORIA E PASSIONE

  • 570      Martina Prigione
Focus Oltrepò
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L‘Oltrepò Pavese vanta una storia vinicola che affonda le radici nella preistoria. Dalle tecniche etrusche alla rinascita post-fillossera, questa terra ha saputo preservare e innovare le sue tradizioni vitivinicole, diventando un simbolo di eccellenza nel panorama enologico italiano.

L‘Oltrepò Pavese, una regione che si estende a sud del fiume Po nella provincia di Pavia, ha una storia vinicola profondamente radicata nel tempo, con testimonianze che risalgono a migliaia di anni fa. Abitato fin dalla preistoria, questo territorio ha visto il passaggio di numerose civiltà, dai Galli e i Liguri ai Romani, che hanno lasciato un‘impronta indelebile sulla cultura e sull‘agricoltura locali, in particolare sulla viticoltura.

Le prime tracce della coltivazione della vite risalgono a epoche antichissime, con reperti fossili che dimostrano la presenza di viti già in tempi preistorici. Tuttavia, fu durante l‘espansione etrusca nel VI secolo a.C. che la viticoltura nell‘Oltrepò Pavese prese una forma più definita. Gli Etruschi introdussero la vitis sativa e implementarono tecniche di coltivazione avanzate, come la potatura lunga su sostegno vivo, che permisero di selezionare e valorizzare le varietà locali di vite.

L‘importanza della viticoltura in Oltrepò Pavese è documentata da storici come Strabone, che nel I secolo a.C. lodava il vino della regione e le grandi botti di legno, attribuendo agli artigiani locali l‘invenzione di quest‘ultime. Anche Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., scrisse della viticoltura florida nelle aree di Clastidium (l‘odierna Casteggio) e Litubium (Retorbido).

Durante il Medioevo, la viticoltura continuò a prosperare sotto l‘influenza dei monaci dell‘Abbazia di San Colombano a Bobbio. Questi monaci, che avevano acquisito esperienza vitivinicola durante un soggiorno in Borgogna, ripristinarono e potenziarono le colture vinicole dell‘Oltrepò, devastate dalle invasioni barbariche.

L‘era moderna vide un‘ulteriore evoluzione della viticoltura in Oltrepò Pavese. Nonostante la crisi della fillossera alla fine del XIX secolo, che ridusse drasticamente il numero di vitigni autoctoni, la regione riuscì a rinnovarsi e a riprendersi, introducendo nuovi criteri di coltivazione e selezione dei vitigni. Nel 1912, lo spumante dell‘Oltrepò fu persino pubblicizzato a New York, segno del prestigio internazionale che la viticoltura locale stava acquisendo.

Nel XX secolo, la nascita delle prime cantine sociali, a partire da quella di Montù Beccaria nel 1902, segnò un passo importante verso la modernizzazione e la cooperazione tra i viticoltori locali. Queste cooperative permisero di ottimizzare le risorse e aumentare la competitività dei vini dell‘Oltrepò Pavese sul mercato, ponendo le basi per il successo e la fama di cui gode oggi questa storica regione vinicola.

 

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