PSNAI: Un documento che dovrebbe garantire coesione e sviluppo
Il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), come illustrato sul sito ufficiale Politichecoesione.governo.it, è uno strumento pensato per guidare interventi mirati nei territori più fragili e periferici d’Italia, favorendo il benessere dei cittadini attraverso politiche integrate. I suoi principi ispiratori sono: sussidiarietà, partenariato e governance multilivello.
Tra gli obiettivi dichiarati del PSNAI figurano:
-
Promuovere la resilienza e la competitività delle regioni.
-
Garantire una crescita sostenibile e inclusiva.
-
Rafforzare la capacità amministrativa dei territori.
-
Consentire ai cittadini di rimanere nelle proprie comunità, migliorando le condizioni socio-economiche locali.
Una cornice ambiziosa e condivisibile, soprattutto per chi, come gli abitanti dell’Oltrepò Pavese, si riconosce in uno di questi territori designati come “Aree Interne”.
Il paradosso del “declino irreversibile”
Tuttavia, nel documento PSNAI 2021-2027, pubblicato con ritardo e nel quasi totale silenzio istituzionale, si legge a pagina 45 un passaggio sorprendente e preoccupante. Il capitolo è intitolato:
“Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”.
Una frase che stride con le premesse del Piano. Eppure non si tratta di un refuso. Il testo precisa che:
“Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento.”
Una dichiarazione rassegnata, senza fondamento?
Etichettare le Aree Interne, tra cui l’Oltrepò Pavese, come destinate a un “declino cronicizzato” significa accettare una prospettiva di abbandono. Ma su quali basi si fonda questa analisi? Non si considera forse:
-
La presenza di giovani e famiglie che stanno tornando a vivere e investire in questi luoghi?
-
Gli interventi già avviati da Regioni, Comunità Montane, GAL e altre istituzioni?
-
Il tessuto sociale fatto di associazioni, cooperative, imprese agricole e culturali che lavorano per il rilancio?
-
I progetti innovativi come i Distretti del Cibo o le Cooperative di Comunità, già in fase di realizzazione anche nell’Oltrepò?
Il territorio, in realtà, sta esprimendo energie nuove, e sarebbe un grave errore istituzionale trascurare questi segnali.
Da eutanasia programmata a sviluppo attivo
Le Aree Interne non chiedono assistenzialismo né interventi estemporanei, ma condizioni strutturali favorevoli alla crescita. Ciò significa garantire servizi di base realmente accessibili, come una sanità di prossimità, una mobilità efficiente e una scuola di qualità, che rappresentano i pilastri per una vita dignitosa e stabile.
È necessario favorire l’imprenditorialità locale, sostenendo chi sceglie di vivere e investire in questi territori, attraverso politiche che incentivino anche l’abitare, riducendo gli ostacoli burocratici e fiscali. Occorre inoltre promuovere azioni concrete per attrarre nuovi residenti, valorizzando l’identità dei luoghi e le opportunità offerte da un contesto più sostenibile e a misura d’uomo.
In parallelo, va rilanciata l’economia locale sostenendo i settori trainanti: dalla valorizzazione dei prodotti tipici al turismo lento, dall’agricoltura sostenibile al recupero delle filiere di trasformazione. Non si tratta, quindi, di accompagnare le Aree Interne verso un declino ineluttabile, ma di creare le premesse per un ripopolamento attivo e duraturo.
I segnali incoraggianti non mancano: l’Oltrepò Pavese, ad esempio, è prossimo al riconoscimento del proprio Distretto del Cibo e ha avviato il percorso per la costituzione di una Cooperativa di Comunità, che coinvolge cittadini, imprese e amministrazioni in un progetto condiviso di rilancio territoriale.
Una scelta politica, non una condanna ineluttabile
Accettare il “declino irreversibile” non è una constatazione tecnica: è una scelta politica. Significa rinunciare a investire sul futuro di oltre 13 milioni di italiani, pari al 23% della popolazione, che vivono in Aree Interne. È una normalizzazione dell’abbandono, in contrasto con l’art. 3 della Costituzione, che impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli alla piena partecipazione di tutti i cittadini.
Le Aree Interne non sono un problema da contenere, ma una risorsa da liberare
Non è tempo di arrendersi. È il momento di rivedere con urgenza il capitolo incriminato del PSNAI, e di costruire un piano che accompagni lo sviluppo, non la fine. Le Aree Interne sono laboratori di innovazione territoriale, custodi di biodiversità, cultura e relazioni umane autentiche.
Il futuro dell’Italia passa anche da qui.
Ci si aspetta che Enti Locali, Associazioni e rappresentanti politici, al di là delle appartenenze, alzino la voce e si facciano promotori di una revisione immediata. Perché le Aree Interne meritano visione, fiducia e investimento. Non un verdetto di rassegnazione.